SOFT SKILLS…
…cosa sono, perché sono importanti e come potresti acquisirle.
Abbiamo festeggiato, se così si può dire, uno strano Capodanno.
Giunti esausti alla fine di un 2020 che ci ha messo duramente alla prova, abbiamo avuto la sensazione di poter voltare pagina.. Del resto è sempre così, il nuovo anno è una pagina bianca dove ognuno di noi vorrebbe vedere realizzati i propri disegni, i propri sogni.
È già passato il mese di gennaio del 2021 e con esso è passata l’euforia del Capodanno… diciamocelo: Davvero pensavamo cambiasse tutto in una notte?
Nel 2020 in Italia 390.000 imprese hanno chiuso i battenti, a fronte di 85.000 aperte. 390.000 un numero che è la cartina tornasole della fragilità del sistema impresa italiano, ma dobbiamo anche prendere atto che nonostante il periodo di profonda crisi sono nate 85.000 nuove imprese, segno questo che la crisi, per quanto dura possa essere, per qualcuno può rappresentare un’opportunità.
Il PIL italiano ha registrato nel 2020, causa COVID, un calo su base annua dell’8,8%, ma va detto che il nostro paese era pre-pandemia il fanalino di coda d’Europa, con una prospettiva di crescita dello 0,3% percentuale da yoghurt light.
Di seguito una interessante figura che rappresenta le stime di PIL dell’area europea 2020 pre COVID-19
Il mondo del lavoro tradizionale è in profonda agonia perché non era florido neppure prima e va detto che ad oggi è ancora sostenuto dalle misure introdotte a sostegno della crisi pandemica. Alla fine del mese di marzo potrebbe venire meno il provvedimento di blocco dei licenziamenti e potrebbero perdere il lavoro diverse centinaia di migliaia di nostri connazionali.
Questi sono fatti…
Il sistema economico italiano era in profonda sofferenza anche prima dell’insorgere della pandemia.
Perché? Non esiste una sola risposta, ma in linea generale possiamo dire che la ricerca del perché si traduce in un sistematico scarica barile, e non è mia intenzione in questo articolo cercare colpevoli..
Vale la pena però acquisire un certo grado di consapevolezza relativamente a ciò che è successo, valutando in maniera oggettiva quanto siamo stati capaci di adattarci all’evoluzione sia come singoli che come comunità.
SIAMO PASSATI DA UN ECONOMIA DI CAPITALE AD UNA ECONOMIA DI CONOSCENZA.
Più mi addentro nel ragionamento, più mi rendo conto che c’è materiale per scrivere altri 10 articoli di approfondimento. Al momento mi preme fare una considerazione che spesso tratto quando in qualità di consulente di marketing strategico chiedo ad un titolare di azienda di riflettere sulle differenze fra asset tangibili ed asset intangibili della propria società.
In passato, era il capitale, l’asset tangibile per eccellenza di una azienda, capitale inteso come quell’insieme di elementi che componevano il patrimonio dell’azienda: La cassa, gli edifici, i macchinari, il magazzino.
Nel 21 secolo, la valuta pregiata è la conoscenza, non è un caso che Elon Musk sia l’uomo più ricco del mondo nonostante la sua azienda di punta non faccia utili. Sono le idee che patrimonializzano. Questa è la vera economia della conoscenza.
Gli asset intangibili sono quindi diventati preponderanti sugli asset tangibili e guarda caso, questi sono per lo più improntati al capitale umano.
Quanto è realmente cambiato il mondo del lavoro? Quanto siamo consapevoli di questo cambiamento? Quanto è stato repentino?
Se facciamo una attenta riflessione, notiamo che un tempo vivevamo in una condizione di equilibrio fra prestazione e risultato. Per molti anni abbiamo acquisito competenze tecniche che abbiamo trasferito nella nostra professione. Ma la velocità con cui il mondo è cambiato ha generato un sostanziale scostamento fra la preparazione ed il risultato…
Per dirla in parole povere il mondo oggi è pieno di gente in gamba che muore di fame.
Il mondo del lavoro, come lo immaginavamo 40 anni fa non esiste più: la robotica, l’intelligenza artificiale hanno stravolto il sistema.
Può sembrare ingiusto, ma questa è la realtà e non si può tornare indietro, non esiste una plausibile ragione per cui una qualsiasi impresa che vuole mantenere sul mercato la propria competitività debba pagare uno stipendio ad una persona per una attività che con la metà dell’investimento possa essere demandata ad una macchina.
E allora? Allora diventa necessario cambiare, è necessario acquisire nuove competenze per affrontare le nuove sfide del mercato del lavoro. La prima delle sfide che è necessario vincere è quella del mindset, della mentalità dei soggetti che si affacciano al mondo del lavoro.
Le HARD SKILLS ovvero le conoscenze tecniche di una determinata professione non bastano più, sono considerate alla stregua di una materia prima relativamente semplice da reperire sul mercato, oggi le aziende sono inclini a riconoscere fra le competenze più pregiate per i propri dipendenti quelle che sono definite le SOFT SKILLS.
Ho avuto la fortuna, in passato, di lavorare in una multinazionale HiTEC dove la tematica del reskillng dei collaboratori è sempre stata una priorità. Nel lontano 2000, quando ricoprivo una posizione manageriale, sono stato fra i promotori di un progetto mirato allo sviluppo delle SOFT SKILLS. L’obiettivo era spiccare sulla concorrenza relativamente ai servizi offerti dai nostri consulenti, quindi mentre tutti si concentravano nel potenziamento delle competenze tecniche noi abbiamo iniziato a lavorare su quelle che oggi sono considerate le competenze maggiormente riconosciute dal mercato.
Il World Economic Forum ha definito quelle che sono oggi le 10 skills più richieste dal mondo del lavoro e che vanno nell’ottica di un modello che viene definito di umanizzazione.
Se vuoi, potrai su una scala da 1 a 10 provare a darti un voto su ognuna di queste particolari skills… Ti aiuterà a capire quanto sei potenzialmente “appetibile” sul mercato del lavoro, ma soprattutto riceverai una chiara indicazione su quali saranno le aree su cui dovrai concentrarti di più..
1) Il PROBLEM SOLVING in situazioni complesse. Al primo posto nella classifica del WEF, la competenza inerente la comprensione, la gestione e la soluzione dei problemi risulta la più richiesta nell’attuale contesto lavorativo. In una situazione economica sempre più intricata, è fondamentale essere flessibili, adattabili e possedere la capacità di interpretazione e gestione dei nuovi contesti al fine di individuare le criticità, elaborare strategie ottimali e identificare, in breve tempo, una soluzione a problemi complessi.
2) PENSIERO CRITICO. La capacità di sviluppare un pensiero caratterizzato da accuratezza, precisione e competenza nell’analisi e nella valutazione delle diverse situazioni è al secondo posto tra le skills necessarie per lavorare nell’Industria 4.0. Il pensiero critico è caratterizzato dall’abilità di utilizzare la logica e il ragionamento, analizzando le possibili soluzioni, i pro e i contro di queste. È costituito, infatti, dalla rilevazione e dall’osservazione dell’esperienza e da una successiva, efficace e accurata rielaborazione di questa.
3) CREATIVITA’. Sempre di più in questi anni le aziende stanno investendo sullo sviluppo del pensiero creativo come competenza chiave da acquisire e potenziare al fine di rispondere ai processi di cambiamento, più rapidi e differenti rispetto al passato. Questi scenari maggiormente complessi e in continua trasformazione spingono i leader a ricercare persone in grado di unire le informazioni a disposizione per elaborare nuove idee e soluzioni innovative volte a garantire una maggiore competitività.
4) GESTIONE DELLE PERSONE. Il capitale umano rappresenterà sempre la risorsa più importante di un’azienda, nonostante lo sviluppo tecnologico. Per questo è fondamentale, in particolare nei manager e nei leader, possedere la capacità di motivare, valorizzare le persone che fanno parte del proprio team, affidare loro compiti e mansioni in linea con il loro potenziale e dare loro feedback costruttivi e di miglioramento. Per fare ciò è necessario essere un leader emotivamente intelligente, oltre a possedere la capacità di prendere decisioni efficaci. Quindi, gestione delle persone non si riconduce al mero organizzare i compiti, il lavoro e il team.
5) COORDINARSI CON GLI ALTRI. Il lavoro in team è uno dei fattori più importanti all’interno di un’azienda. A dimostrazione di ciò, sono sempre di più gli interventi formativi a riguardo. Nello specifico, l’attenzione è focalizzata sulla capacità di lavorare insieme, sulla costruzione del gruppo e, soprattutto, sulla creazione di una sinergia che porti al raggiungimento di un obiettivo comune attraverso l’apporto e la coordinazione di tutti i componenti del gruppo. A tal fine, è necessario organizzare il lavoro da fare definendo le priorità e cambiarle quando e se necessario, facendo fronte agli ostacoli.
6) INTELLIGENZA EMOTIVA. L’intelligenza emotiva viene definita da Mayer e Salovey come l’abilità di percepire ed esprimere le emozioni, di saperle utilizzare, comprendere e gestire, in sé stessi e negli altri. Più nello specifico, si riferisce alla capacità di saper riconoscere l’informazione trasmessa dalle emozioni individuandone le cause e le possibili conseguenze, sapendo classificare e descrivere accuratamente emozioni e stati d’animo anche complessi, sapendovi riflettere ed integrandoli nei processi cognitivi, in maniera adattiva, per migliorare l’attività di pensiero, di problem solving, di decision making e di progettazione. Appare evidente, dunque, che si tratta di una competenza indispensabile per i team ed i manager, i quali si trovano a dover gestire e coordinare un gruppo di collaboratori.
7) CAPACITA’ DI GIUDIZIO E DI PRENDERE DECISIONI. Possedere questa competenza è fondamentale, in particolar modo per i manager. Infatti, prendere decisioni strategiche al momento opportuno, soprattutto in momenti di difficoltà quando risulta ancora più complesso, permette di reagire e affrontare al meglio il cambiamento e il superamento di situazioni critiche.
8) ORIENTAMENTO AL SERVIZIO. In un mercato sempre più competitivo, in cui le tipologie di clienti sono sempre più variegate, è imprescindibile la capacità di individuare e riconoscere i bisogni degli altri, al fine di soddisfarli al meglio, adottando un atteggiamento attento e collaborativo.
9) NEGOZIAZIONE. Al penultimo posto della lista delle 10 skills fondamentali nel 2020 e nel futuro del lavoro, troviamo la negoziazione. Questa competenza è strategica all’interno del contesto lavorativo poiché assicura non solo benessere relazionale, ma anche economico, sia a livello aziendale che individuale. È importante dunque affinare tale competenza e non improvvisare affidandosi al buon senso e all’istinto nelle diverse interazioni con gli altri.
10) FLESSIBILITA’ COGNITIVA. Quest’ ultima competenza è necessaria al fine di gestire al meglio il cambiamento e rispondere a situazioni nuove e impreviste. Nello specifico, si intende quindi la flessibilità di risposta, ovvero la capacità di modulare le proprie risposte e comportamenti affrontando in maniera intelligente e veloce il cambiamento di compiti, mansioni o regole.
A questo punto devo darti due notizie, una buona e una cattiva…
Inizio con quella “cattiva”: non esiste una scuola delle SOFT SKILLS, o meglio la realtà è che le soft skills non si possono apprendere solo attraverso l’acquisizione di competenze teoriche. Le soft skills sono “conoscenze” basate sulla sommatoria di competenze ed azioni, analisi dei risultati e applicazione sistematica di miglioramenti.
La “buona” notizia è che esiste una attività “nuova” accessibile a tutti che consente di imparare, affinare ed applicare queste importanti skills. Solo che quando dirò di cosa si tratta, qualcuno cadrà dalla sedia:
il NETWORK MARKETING.
Qualcuno, potrebbe pensare che io sia impazzito, invece assicuro che sono assolutamente nelle piene facoltà mentali di intendere e di volere. Mi occupo di Network Marketing da 4 anni, ma ci sono arrivato dopo aver maturato una esperienza trentennale come consulente, manager e venditore in una multinazionale Hi-TEC e dopo 10 anni come titolare di impresa.
Se ti stai chiedendo quanti anni ho, sappi che sono nato nel 1964 e che le esperienze possono essere fatte anche in parallelo. Se hai 20 o 30 anni e pensi che sia “vecchio” sappi che ho avuto anche io 20 anni, so come ci si sente e porto dentro ancora quello spirito. Se hai 60 anni o più non fare l’errore di dimenticare i tuoi 20anni e aspettare la pensione, non è cosi che funziona, abbiamo ricevuto un dono: LA VITA, abbiamo un compito: RIEMPIRLA.
La mia posizione nei confronti del Network è basata sull’esperienza personale. Le competenze acquisite nel corso della attività di networker professionista, sono di primissimo livello.
Il network marketing oggi si può considerare una risposta intelligente ad un mercato del lavoro in crisi, tant’è che oggi in Italia c.ca 350 persone ogni giorno decidono di abbracciare questa attività.
Cosa è il Network Marketing? È un sistema distributivo efficace che consente di promuovere prodotti e servizi attraverso l’intermediazione di operatori indipendenti: i marketer. Il marketer guadagna sulla vendita di prodotti e servizi e poiché ha facoltà di sponsorizzare altri marketer nella propria struttura, guadagna una interessenza anche sulle vendite effettuate da questi ultimi.
È efficace per le imprese perché le commissioni sono pagate esclusivamente sul venduto, quindi se il marketer non produce non viene pagato, da questo punto di vista possiamo definire il modello di business assolutamente meritocratico.
Il pagamento al marketer viene effettuato sulla base di un piano compensi definito dall’azienda di appartenenza ed uguale per tutti i marketer, quindi non è possibile applicare condizioni discriminatorie. Non ci sono limiti di guadagno poiché questo è basato sui risultati, risultati mediocri guadagni mediocri, risultati stratosferici guadagni stratosferici.
Il marketer che creerà una propria struttura (downline) impegnerà parte del proprio tempo a supportare ed aiutare i nuovi distributori poiché il proprio successo passa attraverso il successo delle proprie downline.
Purtroppo, proprio questo modello di leva viene spesso associato alle catene di sant’Antonio o sistemi “Ponzi” che sono peraltro vietati per legge. Questo il motivo per cui ancora oggi viene spesso visto come fumo negli occhi e bollato come qualcosa di “poco serio”.
La verità è che il network marketing è una incredibile opportunità ed è l’unica vera scuola di impresa accessibile a tutti, tuttavia, questa accessibilità ne determina la forza ed allo stesso tempo la debolezza.
Non ci sono barriere all’ingresso né necessitano titoli accademici o conoscenze per entrarne a far parte, proprio questa facilità di ingresso, tuttavia, determina l’alto numero di persone che falliscono prima ancora di iniziare a fare, persone le cui paure sono più grandi della loro volontà, persone che fanno vincere le scuse sulla azione.
Sia che tu abbia 20anni o 70, se non ti spaventano le sfide, se vuoi metterti o rimetterti alla prova con serietà, se vuoi diventare un/a professionista, abbiamo una Visione, abbiamo una Strada e abbiamo le Guide che possono accompagnarti al successo.
Se pensi di meritare di più dalla vita, se i tuoi sogni e la tua ambizione sono il motore delle tue azioni, possiamo collaborare.